Sempre più persone decidono di iniziare a guadagnare su YouTube e la domanda che la maggior parte degli user si pone è “Come devo dichiararli al Fisco?”.
Subito sorge il panico sulla monetizzazione derivante dall’attività legata alle campagne di advertising dei video all’interno di YouTube. Come funziona YouTube? Il meccanismo di utilizzo e di sfruttamento economico a proprio vantaggio è molto semplice: basta inserire un video all’interno della piattaforma video di Google e, grazie ad uno specifico programma di affiliazione pubblicitaria (Adsense), vengono pubblicate prima dell’avvio del video varie inserzioni pubblicitarie.
Più il video ottiene visualizzazioni, maggiori sono gli introiti e guadagni pubblicitari generato dal proprietario.
Ciò che si vuole approfondire in questa guida fiscale è se tale modalità di guadagno online comporti la necessità di dichiarare al Fisco gli introiti derivanti dall’attività svolta sul canale YouTube.
Disciplina fiscale Proventi da YouTube: come dichiararli al Fisco?
Sono diversi gli Youtuber che hanno posto al nostro Blog fiscale SCR News il quesito se e come devono dichiarare i proventi al Fisco italiano. Ad oggi si deve sapere che non esiste in effetti una vera e propria regolamentazione fiscale che definisca come debbono essere dichiarati i guadagni on-line.
Per capire come dichiarare all’Agenzia delle Entrate i guadagni maturati grazie al canale online, bisogna rendicontare i compensi accreditati dalle varie forme di advertisement.
Non esistendo una normativa tributaria specifica, per dichiarare questi introiti derivanti dalla monetizzazione pubblicitaria di YouTube, devono essere richiamati ed utilizzati tutti gli strumenti approntati dal Fisco per dichiarare gli altri tipi di reddito previsti dalla normativa fiscale (Testo Unico delle Imposte sui redditi, DPR n. 917/86).
Il fisco italiano considera e ritiene che l’attività di gestione di banner pubblicitari all’interno di un sito web o di un video sia un’attività economica di tipo abituale, e come tale deve essere necessariamente gestita attraverso l’apertura di una Partita Iva.
Dato che l’attività di YouTuber avviene per 365 giorni l’anno, in quanto i video possono essere visualizzati per un tempo illimitato, tutti gli YouTuber che ospitano banner pubblicitari sono tenuti ad aprire l’apertura di una Partita Iva, per dichiarare gli introiti, talvolta anche di importo eseguo.
In effetti, è bene capire se è conveniente aprire la Partita Iva dinanzi ad accrediti di importi irrisori (dell’ordine di qualche centinaio di euro): fatta questa premessa, aprire e mantenere la Partita Iva ha un costo legato sia alla consulenza del Commercialista di fiducia che segue il cliente in tutti gli adempimenti fiscali sia per quanto concerne i versamenti fiscali e previdenziali obbligatori.
Secondo la normativa vigente esercitare l’attività di gestione di campagne pubblicitarie online è parificata all’esercizio dell’attività commerciale e come tale si è tenuti a versare contributi previdenziali per oltre €. 3.200 annui.
In effetti, si tratta di una cifra che la maggior parte degli Youtuber non riesce nemmeno a maturare ed aprire la Partita Iva in questi casi è antieconomico e non consente di coprire tutti i costi di gestione.
La domanda che la maggior parte degli YouTuber è “Meglio lasciar perdere la pubblicità su Youtube?” Per rispondere al quesito annoso sollevato da molti YouTuber, si può dire che per guadagni esigui di qualche centinaia di euro la soluzione migliore è quella di lasciare perdere il discorso monetizzazione ed apertura P.IVA.
Il discorso cambia quando a seguito dell’incremento delle visualizzazioni dei video, i guadagni iniziano a raggiungere qualche migliaio di euro all’anno: in questi casi è consigliabile tenere in sospeso i pagamenti pubblicitari sull’account Adsense ed aspettare che questi raggiungano cifre più interessanti tali da coprire i costi e gli oneri economici necessari all’apertura e gestione della partita Iva.
Il consiglio è quello di rivolgersi sempre ad un buon Consulente e Commercialista di fiducia per pianificare al meglio la vostra attività da YouTuber, onde evitare “beghe” con il Fisco.
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Proprio perchè non c’è una chiara legge specifica in merito e non esistendo una normativa tributaria specifica, si va ad interpretazione del singolo commercialista.
E secondo me c’è un problema di interpretazione della legge fiscale. Mi spiego meglio: Se possiedo un sito e-commerce, di cui sono titolare, con vendita di prodotti o vendita di spazi pubblicitari sul medesimo sito che gestisco personalmente, allora è giusto pensare che sono attività di vendita non occasionale in quanto il mio sito è online 24h/24 7/7 e dunque c’è bisogno della partita IVA. Si sta vendendo qualcosa o viene stipulato un contratto di venditaattraverso la propria attività.
Ma nel caso di Youtube è diverso. E spiego il motivo: Google è l’azienda che percepisce i compensi derivanti dalle pubblicità, stipula contratti e tratta direttamente con le aziende. L’utente youtube è un “veicolo” di cui Google si serve per smistare la pubblicità che gli viene commissionata e pagata. Di conseguenza, non sono io che ospito la pubblicità (perchè non stipulo contratti), nè il mio canale (che erroneamente viene valutato come un sito personale aperto 24h/24 che fa attività commerciale) ma Google che si serve semplicemente dei miei numeri Youtube per veicolare la pubblicità e in cambio mi pattuisce una cifra. Che poi questa cifra che mi viene pagata da Google debba essere dichiarata al fisco non c’è dubbio ma non sono io che amministro il procedimento e non vedo perchè devo essere iscritto alla camera di commercio come venditore di spazi pubblicitari versando contributi INPS come se si trattasse di un sito personale aperto 24h/24.
Inoltre, secondo la legge italiana, ogni sito che viene inquadrato dal fisco come attività commerciale o vendita elettronica o e-commerce (sia di spazi pubblicitari o di altri prodotti) deve esporre obbligatoriamente nel proprio sito, per legge appunto, il numero della propria partita IVA, cosa che non è possibile fare in un canale youtube, perchè si è utenti di una piattaforma e non titolari d’impresa.
Tra l’altro, ogni iscrizione fatta ad un generico account Google, che viene fatta anche in automatico quando si acquista uno smartphone android, si ha accesso di default a numerose piattaforme tra cui Google Mail, Google Drive, Google Maps, Google Play, e anche Youtube.
Quindi non può essere definita attività lavorativa da titolare d’impresa in quanto la piattaforma Youtube offre ai suoi utenti la possibilità di dividere i suoi guadagni.
Tutt’altro sarebbe aprire un blog, o un sito personale con l’intento di vendere spazi pubblicitari e amministrarli in prima persona.
Il sito con i video pubblicati tutti i giorni per 365 gg l’anno online 24/24 su 7/7 è di Google mica mio?! Si è utenti e non titolari d’impresa. Non si gestiscono contratti pubblicitari ma vengono corrisposti una parte degli itroiti in quanto partner di youtube.
Credo che il fisco italiano e la burocrazia italiana stia sbagliando qualcosa, incassando soldi dalle partite IVA che non hanno motivo di esistere. Mi rivolgo a quegli utenti che sono costretti ad aprire la partita IVA con introiti che sono al di sotto della soglia dei 5.000 euro a cui viene detto che è obbligatorio la partita iva in quanto l’attività è online 365 giorni l’anno.
Diverso è l’inquadramento fiscale e l’apertura di una partita iva con cifre mensili che superano i 5000 euro, ma non certo perchè si è online 365 giorni l’anno.