Falso in bilancio o reato di falso in bilancio nel diritto commerciale si concretizza con la compilazione di false comunicazioni sociali ed aziendali a danno degli investitori, shareholders e di tutti i portatori di interesse nei confronti dell’impresa.
Nella storia dell’impresa sono stati diversi i casi di crack finanziari e dissesti aziendali dovuti a reati di falso in bilancio; tra i principali si ricorda: il Crack Parmalat di Callisto Tanzi, il tracollo di Enron, il caso Cirio, la vicenda di Xerox, il caso Tyco e numerosi altri dissesti e reati di falsi in bilancio che hanno avuto come conseguenza la reclusione dei responsabili dei danni cagionati agli azionisti ed obbligazionisti.
Dinanzi a questi Crack e dissesti finanziari dovuti al falso in bilancio ed ai trucchetti contabili volti a diffondere dati non veritieri, negli ultimi anni, la disciplina della frode contabile ha sollevato un ampio dibattito internazionale, da cui sono scaturiti numerosi contributi accademici e di studiosi ricercatori in ambito degli studi del filone della Corporate Governance.
Il reato di falso in bilancio oggi, in seguito alla riforma attuata nel 2015, si inserisce appieno come delitto e non più come contravvenzione contemplando la reclusione da uno a cinque anni anziché l’arresto fino a due anni. Ecco la Seconda parte della nostra rassegna ed approfondimento dedicato al Falso in Bilancio (II PARTE). Clicca qui e leggi la prima parte.
Quali sono le conseguenze del Reato di Falso in Bilancio?
Indice degli argomenti:
Come si evince dalla disposizione normativa articolo 2621 Codice civile, il reato societario è un delitto e la diretta conseguenza è la reclusione da uno a cinque anni anziché l’arresto fino a due anni.
Si tratta di reato istantaneo che ha luogo nel momento in cui il bilancio, le relazioni o le altre comunicazioni sociali sono portate a conoscenza dei destinatari.
Nel caso di falso in bilancio, il reato si perfeziona nel luogo in cui si riunisce l’assemblea dei soci e si manifesta palesemente nel momento del deposito del documento contabile presso la sede sociale.
L’articolo 2621-Bis Codice civile disciplina i “Fatti di lieve entità” il quale recita «Salvo che costituiscano più grave reato, si applica la pena da sei mesi a tre anni di reclusione se i fatti di cui all’articolo 2621 sono di lieve entità, tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta.
Salvo che costituiscano più grave reato, si applica la stessa pena di cui al comma precedente quando i fatti di cui all’articolo 2621 riguardano società che non superano i limiti indicati dal secondo comma dell’articolo 1 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267[2]. In tale caso, il delitto è procedibile a querela della società, dei soci, dei creditori o degli altri destinatari della comunicazione sociale».
L’articolo 2621-ter Codice civile (Non punibilità per particolare tenuità) sancisce che «Ai fini della non punibilità per particolare tenuità del fatto, di cui all’articolo 131-bis del codice penale, il giudice valuta, in modo prevalente, l’entità dell’eventuale danno cagionato alla società, ai soci o ai creditori conseguente ai fatti di cui agli articoli 2621 e 2621-bis».
Casi storici di falsi in bilancio: ricordate il Crac Parmalat?
Come già anticipato in premessa diversi sono stati i casi storici di società cadute in dissesto per colpa di Top Manager ingordi, avidi che hanno messo in atto comportamenti fraudolenti ed azioni volte a fornire una rappresentazione non veritiera e distorta dei fatti reali aziendali.
Negli Stati Uniti, il caso Enron ha avuto come conseguenza un inasprimento dei controlli contabili che ha portato, nel breve termine, all’emersione di numerosi episodi di frode contabile.
La vicenda di Worldcom, leader nel settore delle telecomunicazioni, nel luglio 2002 annuncia di aver messo in atto una serie di comportamenti fraudolenti e di trucchetti contabili.
Nel febbraio 2002 la conglomerata Tyco, società specializzatasi in acquisizioni, finisce sotto inchiesta per l’utilizzo personale di riserve aziendali da parte degli amministratori.
Il Top Management della Global Crossing, attiva nel settore delle fibre ottiche, viene accusato dagli investitori di aver ingannato gli azionisti sulla reale situazione economica e finanziaria dell’azienda, nonché sulle performance future attese della società.
Inclone, attiva nel settore delle biotecnologie, viene travolta da uno scandalo di insider trading che coinvolge il Chief Executive Officer della società.
Tra i casi di dissesto finanziari e di frodi contabili non si può non menzionare Xerox, il quale riduce di oltre 6 miliardi di dollari gli utili fraudolentemente riportati in bilancio nel periodo 1997-2001.
Questi sono solo alcuni casi di frode contabile messi in atto negli Stati Uniti d’America; tuttavia, non si deve dimenticare che tra i casi più eclatanti a livello planetario rientrano il Crack Parmalat e Cirio, casi di dissesto finanziario nel panorama italiano.
Crack Parmalat
Simile alla vicenda di Cirio, il caso Parmalat è entrato nel novero dei Crack finanziari e di frodi contabili più rilevanti a livello planetario.
Parmalat ad oggi rappresenta l’emblema dei più grandi scandali di bancarotta fraudolenta e di aggiotaggio scoperto solo alla fine del 2006, nonostante le difficoltà finanziarie dell’azienda di Collecchio fossero già rilevabili agli inizi degli anni novanta.
Il “buco” mascherato dal falso in bilancio è stato stimato sui quattordici miliardi di euro: con l’accusa di bancarotta fraudolenta il patron della Parmalat Calisto Tanzi ha stato condannato a diciotto anni di reclusione.
Con lui anche numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci sono stati condannati penalmente per il reato di falso in bilancio.
La crescita aziendale della Parmalat è avvenuta nel tempo attraverso una graduale diversificazione della produzione, accompagnata da un importante processo d’internazionalizzazione e da un rilevante ricorso all’indebitamento ed ai prestiti obbligazionari.
A partire dal 1997, Parmalat ha effettuato 32 emissioni obbligazionarie per circa 7 miliardi di euro, per più dell’80% delle quali il collocamento è stato curato da importanti istituti di credito esteri, che contemporaneamente hanno elargito “generosi” finanziamenti al gruppo
La società di Collecchio ha proceduto ad una significativa alterazione dei libri contabili mediante l’iscrizione di attività finanziarie inesistenti e dalla falsificazione di documenti ad opera di taluni amministratori della società.
La vicenda di frode contabile della Parmalat ha avuto come conseguenza, sul piano societario, l’azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti e gli obbligazionisti hanno ricevuto solo un parziale risarcimento.
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