Tari: come richiedere il rimborso?

In questi giorni, tutti i media, si stanno interessando in maniera molto forte alla vicenda riguardante il calcolo errato della Tari da parte di molti comuni d’Italia, i quali hanno chiesto, si spera erroneamente, un importo superiore rispetto a quello che effettivamente si sarebbe dovuto pagare.

L’errore nasce quando, il comune, nel calcolo della Tari, ha chiesto ai cittadini in possesso di pertinenze somme maggiorate rispetto a quelle concretamente dovute.

A giorni, il Dipartimento finanze del ministero dell’Economia dovrebbe emanare delle disposizioni TARI per chiarire le modalità per la corretta applicazione della Tari. E’ quanto fanno sapere fonti MEF sulla questione del calcolo errato da parte di alcuni Comuni della tassa sulla spazzatura, aggiungendo che “sono già previste modalità per chiedere i rimborsi qualora un Comune non applichi la tassa in maniera corretta”.

Errori di calcolo Tari: Comuni interessati

Indice degli argomenti:

Si dovrebbe, così, porre fine alle polemiche derivanti da errori di calcolo, in rialzo, da parte di alcuni comuni per quanto riguarda la tassa sui rifiuti. Gli errori, fanno sapere dal Ministero, derivano da un conteggio errato sul computo della quota variabile del tributo, facendo lievitare in maniera significativa l’importo da dover versare. Tale errore avrebbe interessato, tra l’altro, i comuni: Milano, Genova, Ancona, Napoli, Catanzaro e Cagliari.

Il, Codacons, da parte sua ha fatto sapere che è già pronta una marea di cause risarcitorie contro i comuni. Pertanto, il provvedimento del Ministero servirà a fornire ulteriori chiarimenti e a stabilire le modalità di rimborso, nei casi in cui ci dovesse essere stato un errore di calcolo.

L’errore del calcolo nasce nell’applicazione della quota variabile, perché, come sappiamo, la Tari viene calcolata prendendo in considerazione:

  • una quota fissa di X Euro per ogni metro quadrato dell’immobile;
  • una quota variabile prendendo in considerazione il numero degli occupanti dell’immobile.

Conseguentemente, un nucleo familiare di 4 persone è tenuto a versare una quota superiore rispetto ad uno formato da due soli componenti, perché si presume che il primo nucleo produca più rifiuti rispetto al secondo.

Esempio errore di calcolo tari

Facendo un esempio pratico, la quota variabile, causa di tutti gli errori di calcolo, non deve essere applicata alle pertinenze quando, prendendo il considerazione un box auto, il quale, pur essendo distaccato rispetto all’abitazione, quindi si potrebbe trovare di fronte all’abitazione, deve considerarsi parte integrante di essa. In altri termini, è come se si trattasse di un unico immobile abitativo. Quindi un nucleo familiare di 5 persone non abitano nell’abitazione e nel garage, ma in unico immobile comprendente sia l’abitazione che il garage.

Come verificare se la Tari è giusta

Per verificare se la Tari è stata “gonfiata” bisogna esaminare nel dettaglio la composizione della tariffa. Infatti, se oltre la voce “Domestica – componenti” seguita dal numero dei soggetti abitanti della casa sono presenti anche altre somme sotto la voce “Domestica-accessori” o “Domestica competenze” seguita a sua volta dal numero di soggetti abitanti della casa, in generale è pari a 1, significa che è stata pagata una somma maggiorata rispetto a quella che sarebbe dovuta pagare.

Come richiedere il rimborso

Agendo da soli, è possibile richiedere il rimborso, inoltrando al Comune una richiesta scritta in duplice copia. Clicca qui per trovare il modulo rimborso tari

L’istanza, richiamando gli estremi dell’interrogazione parlamentare n. 5-10764 del 18 ottobre 2017, va inoltrata con raccomandata A/R o  tramite PEC, allegando gli avvisi di pagamento della Tari contestata. Dal momento del versamento, secondo secondo la legge 296/2006, la Finanziaria del 2007, si hanno 5 anni di tempo  per chiedere il rimborso. Nei 60 giorni successivi, qualora il Comune non  risponde, è possibile presentare ricorso direttamente alla Commissione Tributaria Provinciale.




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