Il crescente utilizzo delle criptovalute, in particolare del Bitcoin, ha portato molti governi a regolamentare fiscalmente queste attività per garantire trasparenza e conformità alle leggi fiscali. In Italia, la tassazione del Bitcoin ha subito importanti cambiamenti nel 2023, con l’introduzione di nuove regole che hanno ridefinito le modalità di imposizione fiscale. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio la normativa italiana, confrontandola con quella di altri Paesi.
Tassazione del Bitcoin in Italia
Indice degli argomenti:
1. Il quadro normativo generale
In Italia, le criptovalute sono equiparate a valute estere e sono soggette a specifiche regole fiscali. Tuttavia, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023, la tassazione delle criptovalute è stata meglio definita, introducendo un’imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze, con una soglia di esenzione fissata a 2.000 euro.
2. Tassazione delle plusvalenze
La principale novità introdotta riguarda le plusvalenze derivanti da cessioni di criptovalute. Ecco come funziona:
- Le plusvalenze superiori a 2.000 euro, realizzate durante l’anno fiscale, sono tassabili con un’aliquota del 26%.
- La soglia di esenzione di 2.000 euro è applicata cumulativamente: se il totale delle operazioni di vendita supera questo limite, l’intero importo delle plusvalenze è tassabile.
Per calcolare le plusvalenze, si considera la differenza tra il prezzo di vendita e il costo di acquisto della criptovaluta. Se il costo di acquisto non è documentabile, si utilizza il valore normale al momento dell’acquisto.
3. Obblighi di dichiarazione
Anche chi non genera plusvalenze è obbligato a dichiarare le criptovalute detenute. Questo avviene tramite il quadro RW del modello Redditi, destinato al monitoraggio fiscale degli investimenti e delle attività finanziarie estere. La mancata dichiarazione comporta pesanti sanzioni (La mancata compilazione del Quadro RW per la detenzione di criptovalute comporta sanzioni amministrative pecuniarie, come previsto dall’articolo 5, comma 2, del Decreto Legge n. 167/1990. In particolare, la sanzione varia dal 3% al 15% dell’ammontare degli importi non dichiarati).
4. Affrancamento delle criptovalute
Un’altra importante novità riguarda la possibilità di affrancamento. Gli investitori possono regolarizzare la propria posizione fiscale dichiarando il valore delle criptovalute detenute al 1° gennaio 2023 e pagando un’imposta sostitutiva del 14%. Questo strumento consente di evitare contestazioni fiscali future, regolarizzando eventuali omissioni passate.
5. Tassazione per le imprese
Le regole per le imprese differiscono da quelle per i privati:
- Le criptovalute sono considerate parte del reddito d’impresa e tassate con l’aliquota ordinaria IRES (24%) e IRAP (3,9%).
- Le attività di mining sono considerate attività commerciali e soggette a IVA, oltre che a imposizione diretta sui redditi generati.
6. Prospettive future
L’attuale tassazione potrebbe subire ulteriori modifiche. Tra le ipotesi al vaglio vi è un aumento dell’aliquota dal 26% al 42% sulle plusvalenze da criptovalute. Questa misura, se approvata, renderebbe l’Italia uno dei Paesi con il carico fiscale più alto per gli investitori in criptovalute.
Come vengono tassate le criptovalute negli altri Paesi
La regolamentazione fiscale delle criptovalute varia notevolmente da un Paese all’altro. Alcuni Stati adottano un approccio favorevole per attrarre investimenti, mentre altri impongono regimi fiscali più severi. Ecco una panoramica delle normative in alcuni dei principali mercati internazionali.
1. Stati Uniti
Negli Stati Uniti, il Bitcoin è considerato una proprietà, e non una valuta, ai fini fiscali. Questo comporta che:
- Ogni transazione che genera una plusvalenza è tassabile.
- Le plusvalenze sono suddivise in:
- A lungo termine (detenzione superiore a un anno): aliquota dal 0% al 20%.
- A breve termine (meno di un anno): tassazione come reddito ordinario, con aliquote che possono arrivare al 37%.
Le attività di mining sono tassate come redditi da lavoro autonomo.
2. Germania
La Germania adotta un regime fiscale molto favorevole per i privati:
- Le plusvalenze derivanti dalla vendita di criptovalute sono esentasse se la detenzione supera i 12 mesi.
- Se vendute entro un anno, sono tassabili solo se superano i 600 euro.
- Le transazioni personali (come l’acquisto di beni o servizi) non sono soggette a tassazione.
Per le imprese, le criptovalute sono tassate come redditi aziendali.
3. Regno Unito
Nel Regno Unito, la tassazione delle criptovalute varia a seconda dell’attività:
- Le plusvalenze sono tassate come Capital Gains Tax, con aliquote dal 10% al 20%.
- I ricavi da mining o staking sono considerati redditi ordinari e tassati con aliquote fino al 45%.
Gli obblighi dichiarativi sono molto rigorosi e richiedono la rendicontazione dettagliata di ogni transazione.
4. Svizzera
La Svizzera si distingue per un approccio particolarmente favorevole:
- Per i privati, le plusvalenze derivanti da investimenti in criptovalute non sono tassabili.
- Tuttavia, è prevista un’imposta patrimoniale annuale sul valore delle criptovalute detenute al 31 dicembre.
Le imprese, invece, sono soggette alla tassazione ordinaria.
5. Giappone
In Giappone, le criptovalute sono considerate beni digitali. Le plusvalenze sono tassate come reddito ordinario, con aliquote progressive che variano dal 5% al 45%. Le attività di mining sono anch’esse tassabili come reddito da lavoro autonomo.
6. Malta
Malta è spesso vista come un paradiso fiscale per le criptovalute:
- Le plusvalenze derivanti da investimenti a lungo termine non sono tassate.
- Tuttavia, i redditi derivanti da attività commerciali legate alle criptovalute, come il mining, sono soggetti a tassazione.
7. El Salvador
El Salvador è l’unico Paese al mondo in cui il Bitcoin è considerato valuta legale. Non sono previste tasse sulle plusvalenze derivanti dalle transazioni in Bitcoin.
Tassazione del Bitcoin in Italia: Le Novità del 2023
1. Riconoscimento normativo e definizione di “cripto-attività”
Per la prima volta, il legislatore italiano ha fornito una definizione normativa delle criptovalute, denominate cripto-attività:
- Si tratta di rappresentazioni digitali di valore o diritti che possono essere trasferiti o archiviati elettronicamente, utilizzando tecnologie basate su registri distribuiti (DLT), come la blockchain.
Questa definizione colloca le criptovalute all’interno di un quadro giuridico chiaro, distinguendole da altre attività finanziarie.
2. Tassazione delle plusvalenze
La Legge di Bilancio 2023 ha modificato le regole relative alla tassazione delle plusvalenze derivanti da cripto-attività. Ecco i punti principali:
- Le plusvalenze realizzate mediante cessione, permuta o conversione di criptovalute sono tassabili come redditi diversi di natura finanziaria, con un’aliquota del 26%.
- La tassazione si applica solo se le plusvalenze complessive superano la soglia di 2.000 euro nell’anno fiscale.
Calcolo delle plusvalenze
Il calcolo avviene considerando la differenza tra il valore di vendita e il costo di acquisto. Se il costo di acquisto non è documentabile, si utilizza il valore di mercato al momento dell’acquisizione.
3. Obblighi di dichiarazione nel Quadro RW
Indipendentemente dalla realizzazione di plusvalenze, i detentori di criptovalute devono dichiarare le loro attività digitali nel Quadro RW del modello Redditi, utilizzando il nuovo codice identificativo 21, introdotto per le cripto-attività.
Dettagli sulla compilazione del Quadro RW:
- Codice identificativo: 21 (cripto-attività).
- Codice Stato: le istruzioni del modello precisano che l’inserimento del “codice non è obbligatorio nel caso di compilazione per dichiarare valute virtuali”;
- Valore dichiarato: Il valore delle criptovalute al 31 dicembre, calcolato utilizzando il tasso di cambio ufficiale (es. BTC/EUR).
- Periodo di possesso: Indicare i mesi in cui si è detenuta la cripto-attività.
Questo obbligo sussiste anche per le criptovalute detenute in wallet personali o exchange esteri. La mancata dichiarazione comporta sanzioni amministrative significative.
4. Imposta sostitutiva e regolarizzazione
La Legge di Bilancio 2023 introduce la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale tramite un’imposta sostitutiva:
- È possibile affrancare le cripto-attività detenute al 1° gennaio 2023, dichiarando il loro valore e pagando un’imposta sostitutiva del 14%.
- Questa misura consente di evitare contestazioni future relative a periodi precedenti.
5. Imposta di bollo
L’imposta è pari al 2 per mille (0,2%) del valore delle cripto-attività detenute al 31 dicembre di ogni anno. Per determinare la base imponibile, si considera il valore di mercato delle criptovalute alla data del 31 dicembre, convertito in euro. In assenza di un valore di mercato ufficiale, si utilizza il costo di acquisto.
Soggetti Obbligati al Pagamento
Sono tenuti al pagamento dell’imposta sul valore delle cripto-attività tutti i contribuenti residenti in Italia che detengono criptovalute, indipendentemente dal luogo in cui sono custodite (exchange italiani o esteri, wallet personali). Tuttavia, l’obbligo varia in base al tipo di custodia:
Criptovalute detenute presso operatori italiani: Se le criptovalute sono custodite presso operatori italiani che applicano l’imposta di bollo, il contribuente non è tenuto a versare l’imposta sul valore delle cripto-attività, poiché l’imposta di bollo viene versata direttamente dall’operatore che assolve tale obbligo. In questo caso, è necessario compilare il Quadro RW della dichiarazione dei redditi, barrando la colonna 16 per indicare che l’imposta è stata già assolta dall’intermediario.
Criptovalute detenute presso operatori esteri o in wallet personali: In assenza di un intermediario italiano che applichi l’imposta di bollo, il contribuente è tenuto a versare l’imposta sul valore delle cripto-attività tramite la dichiarazione dei redditi, compilando il Quadro RW e indicando il valore delle criptovalute al 31 dicembre.
Modalità di Pagamento
Il pagamento dell’imposta sul valore delle cripto-attività avviene in sede di dichiarazione dei redditi, attraverso il modello F24. L’Agenzia delle Entrate ha istituito specifici codici tributo per il versamento delle somme dovute.
Sanzioni in Caso di Mancato Versamento
La mancata dichiarazione o il mancato pagamento dell’imposta sul valore delle cripto-attività può comportare sanzioni amministrative, che variano in base alla gravità dell’omissione e all’importo non dichiarato. È quindi fondamentale adempiere correttamente agli obblighi fiscali per evitare penalità.
Conclusione
La tassazione del Bitcoin è un tema complesso e in continua evoluzione, sia in Italia che a livello globale. Nel nostro Paese, le recenti modifiche normative rappresentano un passo avanti verso una maggiore chiarezza, ma allo stesso tempo impongono un carico fiscale significativo per gli investitori. Il confronto con altri Stati evidenzia approcci molto diversi: mentre alcuni, come la Germania e Malta, favoriscono gli investimenti con regimi fiscali leggeri, altri, come gli Stati Uniti e il Giappone, adottano regole più restrittive.
Per gli investitori italiani è fondamentale rimanere aggiornati sulle normative in vigore e affidarsi a professionisti per adempiere correttamente agli obblighi fiscali. Un’attenta pianificazione consente non solo di evitare sanzioni, ma anche di ottimizzare la gestione del proprio portafoglio in criptovalute.