Split Payment per professionisti: platea soggetti obbligati e come funziona

Chi sono i soggetti obbligati allo split payment? Anche i professionisti dovranno quindi fare i conti con le fatture al netto dell’Iva quando lavoreranno con la Pubblica amministrazione, con le società pubbliche e con le quotate. Da domani sabato primo luglio 2017 le cose, infatti, cambieranno: il Mef ha messo a disposizione l’elenco delle società interessate all’adempimento esteso con il DL 50/2017 anche a favore di professionisti impiegati nella Pubblica Amministrazione e con le società individuate dal nuovo art. 17-ter del D.P.R. 633/1972. L’estensione che entrerà in vigore il 1 luglio riguarderà circa 29 mila soggetti. 

Split payment: destinatari

Indice degli argomenti:

Lo split payment, anche detto “scissione contabile“, dal 2015 ha imposto alla Pubblica amministrazione di pagare ai fornitori l’importo dovuto al netto dell’Iva, che viene girata direttamente all’Erario per evitare e contrastare il rischio evasione. Se fino ad oggi una norma esentava dalla scissione contabile i “compensi per prestazioni di servizi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito”, con il DEF 2017 anche i professionisti sono stati “investiti” dall’operazione di “scissione contabile”.

Tutti i soggetti tenuti allo split payment sono raggruppabili in 5 macro-categorie:
1) pubbliche amministrazioni inserite nel conto consolidato;
2) società controllate di diritto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai Ministeri e delle società controllate da queste ultime;
3) società controllate di fatto dalla Presidenza del Consiglio e dai Ministeri e dalle società controllate da queste ultime;
4) società controllate da regioni, province, città metropolitane, comuni, unioni di comuni e società da questi controllate;
5) società quotate inserite nell’indice Ftse Mib della Borsa Italiana.

Estensione dello Split Payment ai professionisti: cosa cambia dal 1 luglio 2017

Lo split payment in una prima fase iniziale è stato applicato nei rapporti tra imprese private e Pubblica Amministrazione, secondo il canonico meccanismo dei “pagamenti divisi”.

Ma, come funziona lo split payment? Si deve scindere l’operazione in due parti: nella prima, il soggetto privato (impresa) incassa l’ammontare dovuto dell’operazione al netto dell’IVA dall’amministrazione pubblica. Successivamente, l’ente della Pubblica Amministrazione. versa l’IVA a debito dovuta sull’operazione considerata.

Da sabato primo luglio 2017 lo split payment verrà esteso anche ai rapporti tra professionisti soggetti a ritenuta d’acconto e Pubblica Amministrazione. L’estensione del meccanismo dello split payment è stata prevista dal decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri dell’11 aprile 2017. L’IVA relativa alle parcelle emesse dai professionisti viene versata alle casse erariali direttamente dalla Pubblica Amministrazione o dalla società quotata o partecipata come avviene per le imprese. In pratica, sarà il committente/cliente a versare l’IVA direttamente alle casse erariali e consente di eviterare al professionista di incassare l’IVA. L’Imposta sul Valore Aggiunto continuerà ad essere indicata nella parcella del professionista, ma non genererà alcun debito nei confronti del Fisco.

Le fatture che saranno emesse secondo lo split payment dovranno essere emesse con la normale applicazione dell’Iva ma dovrà arrecare la dicitura «scissione di pagamento» anche mediante per le fatture elettroniche. La “scissione di pagamento” non si applica nei casi in cui le imprese fruiscano di regime forfettari di determinazione dell’imposta, come le imprese agricole.
Ricordiamo che fino al 31 dicembre 2017, per individuare le Pubbliche Amministrazioni che devono applicare lo split payment si deve far riferimento all’elenco pubblicato nella «Gazzetta Ufficiale» 229 del 30 settembre 2016, mentre dal 2018 si consulterà il medesimo elenco pubblicato dall’Istat entro il 30 settembre dell’anno precedente.




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