Il Modello Rimborso Iva Tarsu Tia, Tariffa di Igiene Ambientale serve per richiedere la restituzione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) applicata in bolletta. Il Rimborso Iva Tarsu Tia è stato sancito con sentenza 3756 del 9 marzo 2012 dalla Corte di Cassazione che ha definitivamente puntualizzato che: “l’Iva del 10% non è dovuta in considerazione della natura propriamente tributaria della Tia, già chiarita dalla Corte Costituzionale con sentenza n.238/2009 e ordinanza 300/2009“. La sentenza fornisce maggior peso a richieste di rimborso dell’Iva applicata illegittimamente dai Comuni che hanno applicato la TIA e l’Iva al 10%. La Corte Costituzionale, già in precedenza, era intervenuta con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, stabilendo che la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) così come disciplinata dal Decreto Ronchi è una “tassa” e non una “tariffa”; pertanto, sulla stessa non è applicabile l’IVA. Si riconosce, così, del tutto illegittima l’IVA al 10% applicata dai Comuni interessati sulla TIA, per la quale, oggi, i cittadini possono chiedere il rimborso. I rimborsi IVA non verranno restituiti in automatico sulla fattura ma dovrà essere presentata all’Ente comunale la relativa domanda di rimborso da parte dei soggetti creditori.
Prima di procedere all’illustrazione della modalità di presentazione della domanda di rimborso Iva Tarsu Tia, si consiglia al soggetto contribuente di fare opportuni accertamenti sul fatto che:
- il Comune abbia applicato la Tarsu; è il caso del Comune di Milano che dal sito istituzionale rende noto che: “Il Comune di Milano applica la Tassa Rifiuti, sulla quale – proprio in quanto tassa – non è mai stata applicata l’IVA. Il Comune di Milano, infatti, è in regime di Tassa Rifiuti (TARSU) secondo le disposizioni del D.Lgs. 507/93, che prevede l’applicazione delle addizionali di legge (15%) ma non il calcolo dell’IVA. Le eventuali istanze di rimborso dell’IVA non avranno quindi alcun seguito, poiché l’imposta in questione non è mai stata applicata.“;
- il Comune abbia applicato la Tia e, soprattutto, quale tipo di tariffa sia stata adottata (Tia2, al posto della Tia1 o solo Tia1).
Le Regioni che hanno maggiormente adottato la TIA sono: Trentino Alto Adige circa il 65,78%, ovvero 223 Comuni, Emilia Romagna circa 46,04% (157 Comuni), Veneto circa il 39,93% (232 Comuni), Toscana circa il 27,87% (80 Comuni), Sicilia circa il 20% (78 Comuni), Lombardia circa il 14,55% (225), Friuli Venezia Giulia circa l’11,87% (26 Comuni), Marche circa l’11,38% (28 Comuni), Piemonte circa il 10,36% (125 Comuni), Umbria circa il 7,61% (7 Comuni), Liguria circa il 4,26% (10 Comuni), Basilicata circa il 3,5% (4 Comuni), Campania circa il 3,09% (17 Comuni), Calabria circa il 2,93% (12 Comuni), Lazio circa il 2,91% (11 Comuni) con esclusione di Roma e Latina, Sardegna circa il 2,39% (9 Comuni), Abruzzo circa l’1,97% (6 Comuni), Puglia circa l’1,35% (4 Comuni), Molise circa l’1,35%, Val d’Aosta circa lo 0,74% (1 Comune).
Per procedere con l’inoltro del modello per la richiesta di rimborso Iva sulla Tarsu Tia, si deve indirizzare la domanda stessa direttamente all’Ente locale U.O Tributi o, in alternativa, rivolgersi direttamente alle Associazioni dei Consumatori che forniscono il modulo di rimborso e tutte le informazioni inerenti la corretta compilazione dello stesso. Il rimborso dell’Iva sulla Tarsu può essere richiesta esclusivamente dalle persone fisiche non titolari di Partita Iva, dagli enti non commerciali, dai soggetti titolari di Partita Iva, i quali maturano un reddito di impresa o da lavoro autonomo, oltre che dalle persone giuridiche quali le società di persone e le società di capitali. Secondo una stima grossolana, ogni famiglia italiana dovrà ricevere un rimborso Iva sulla Tarsu pari in media a 520 euro, mentre per le imprese la media è di ben 4.250 euro.