Novità per gli automobilisti: addio al libretto di circolazione ed al documento di proprietà

Addio al libretto di circolazione e al documento di proprietà, la riforma della Pubblica amministrazione prevede la più volte annunciata e rimandata integrazione tra le competenze amministrative del Pubblico registro automobilistico (Pra) gestito dall’Aci e della Motorizzazione, che dovrebbero confluire nel nuovo anno in un’agenzia unica presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Lo ha annunciato il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini, l’automobilista avrà «un solo documento per l’auto al posto dei due attuali» prodotti da Aci (il certificato di proprietà del veicolo) e Motorizzazione (il libretto di circolazione), «con responsabilità del ministero  ….. avevo preso questo impegno due anni fa e l’ho mantenuto» afferma Nencini aggiungendo che «per i cittadini ci sarà un risparmio di 39 euro».

In pratica per ogni immatricolazione o passaggio di proprietà si pagheranno 61 euro contro gli attuali 100 euro. Anche Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti è intervenuto: “Sul tema si era pronunciata lo scorso 7 febbraio anche l’Autorità Antitrust che aveva chiesto l’istituzione di “un’unica agenzia sottoposta alla vigilanza del Ministero dei Trasporti in cui far confluire le funzioni ad oggi svolte dal Mit e da Aci”, precisando che la creazione di una nuova agenzia avrà come conseguenza “l’introduzione di un’unica modalità di archiviazione finalizzata al rilascio di un documento contenente i dati di proprietà e di circolazione” degli autoveicoli. Il tutto nell’ottica di una “semplificazione amministrativa nella gestione delle banche dati stesse”. L’Antitrust segnalava anche come “non ammissibile la commistione, in seno ad Aci, tra l’attività istituzionale di gestione del PRA, le attività federali del settore dell’automobilismo e una serie di altre attività commerciali, soggette a concorrenza e non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali”.

L’integrazione tra le competenze dei due Enti, oltre che ridurre i costi correlati alla gestione dei dati, metterebbe fine anche a un’anomalia tutta italiana: se la carta di circolazione emessa dalla Motorizzazione è l’unico documento valido per la circolazione dei veicoli in tutti i Paesi europei, per l’ordinamento italiano c’è anche la necessità di iscrivere il veicolo al Pra gestito dall’Aci. Solo attraverso questa iscrizione, infatti, l’intestatario del veicolo diventa proprietario. Sull’accorpamento di Pra e Motorizzazione Civile, fortemente voluto dal Governo, è intervenuto in merito anche il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, il quale ha dichiarato che l’Aci non è mai stata contraria alla semplificazione tanto auspicata sull’unificazione dei dati e sulla possibilità di emettere un solo documento per gli automobilisti italiani ma le soluzioni da valutare sono due. “Il viceministro Nencini appoggia l’ipotesi secondo la quale il Pra dovrebbe confluire nella Motorizzazione e, con esso, 2.500 dipendenti dell’Aci, producendo 60 milioni di vantaggi per lo Stato e 11 euro di risparmi per i cittadini. In realtà, non è così. L’Aci, infatti, incassa 183 milioni di euro di emolumenti per il Pra e ne spende 123 per il personale: da qui, verrebbe il vantaggio di 60 milioni di euro. Ma 11 euro di risparmio per 9 milioni di pratiche all’anno fanno quasi 100 milioni di euro di mancati introiti: già i conti non tornano. Non solo: bisogna tenere conto di 18,3 milioni di euro, pari al 10% degli emolumenti, che andrebbero comunque versati alla Cassa di previdenza della Motorizzazione e che, quindi, non rientrerebbero nelle disponibilità dell’erario; circa 23-24 milioni di costi “accessori” a carico della Stato (computer, telefoni, elettricità, ecc. per mettere i dipendenti in condizione di lavorare); circa 20 milioni di euro (oggi a carico dell’Aci, un domani eventualmente dello Stato) per altro personale che la Motorizzazione dovrebbe assorbire per lo svolgimento delle attività strumentali e trasversali al funzionamento degli archivi e dei servizi connessi. Penso ai 500 dipendenti di Aci Informatica e a tutti quelli che lavorano per il Pra a Roma; il titolare dei dipendenti da assorbire, quindi, non sarebbe di 2.500 persone, ma di 3.000, se non 3.500. Tutto questo assorbe i 60 milioni di presunti risparmi, anzi va oltre”.

Il Presidente Angelo Sticchi Damiani aggiunge “La proposta del viceministro Nencini ha qualcosa che non funziona: l’Aci sembra arroccato sulle sue posizioni, ma non è così. Il passaggio di 3.000 e più dipendenti allo Stato, invece, sarebbe in controtendenza con quello che si dichiara di voler fare. Non dimentichiamo che l’Aci è fuori dal bilancio dello Stato e lavora con risorse proprie”.


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