Piccole Medie Imprese Italiane: aumenta la dipendenza dal sistema bancario

La mancanza di una stabile componente di debito a lungo termine, come ad esempio lo strumento obbligazionario, aumenta la dipendenza delle Piccole Medie Imprese Italiane dal sistema bancario e limita la capacità di implementare i piani di investimento, indebolendo le prospettive di crescita e il posizionamento competitivo nel lungo termine. Sulla base dell’analisi condotta da CRIF, nel decennio 2006-2015 le strategie di finanziamento di gran parte delle PMI italiane non hanno subito significative variazioni, rimanendo fortemente dipendenti al canale bancario. Solo un numero ristretto di aziende, meno del 6%, ha diversificato le proprie fonti di finanziamento rivolgendosi al mercato dei capitali. A fine 2015, sul campione analizzato nello studio condotto da CRIF l’incidenza delle obbligazioni sul totale dei debiti finanziari era pari al 4,1%, in lieve crescita rispetto al 3% del 2006. CRIF Ratings anticipa un lento e graduale aumento della componente obbligazionaria, fino al 5% a fine 2016; resta preponderante il peso dei finanziamenti bancari, stabilmente attorno al 90% dei debiti finanziari.

L’analisi di CRIF evidenzia che le aziende che hanno diversificato con l’uso dello strumento di debito obbligazionario hanno registrato nel quadriennio 2012-2015 una crescita media annua dei ricavi dell’1,6%, un risultato più che doppio rispetto allo 0,7% rilevato per le aziende senza obbligazioni e nettamente superiore al modesto aumento del PIL italiano (+0,3% medio nel periodo in esame). CRIF Ratings (‘CRIF’) ha analizzato l’evoluzione nell’ultimo decennio della struttura finanziaria di oltre 15.000 Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane, con un fatturato compreso tra EUR10m ed EUR500m. La principale evidenza emersa è la mancanza di flessibilità finanziaria, che, a giudizio di CRIF, ha contributo a frenarne la crescita.

Ridotta disintermediazione dal canale bancario, ampio ricorso al debito a breve termine e limitate disponibilità liquide in relazione al debito finanziario a breve termine sono caratteristiche comuni alla struttura finanziaria della maggior parte delle PMI italiane. Pertanto il profilo finanziario di queste ultime risulta complessivamente debole ed eccessivamente dipendente dal supporto da parte del sistema bancario per fronteggiare le esigenze finanziarie di breve e lungo periodo. Nel periodo in esame (2006-2015) i cambiamenti nelle strategie di finanziamento delle PMI italiane sono stati poco significativi. In linea con l’evidenza storica il debito bancario è rimasto ampiamente preponderante tra le fonti finanziarie, con un peso sul totale dei debiti finanziari costantemente oltre l’85%. Solo un numero ristretto di aziende, poco più del 5%, ha diversificato le proprie fonti facendo ricorso ai mercati dei capitali.

Sebbene in lieve aumento, l’incidenza delle obbligazioni sul totale delle passività finanziarie rimane molto contenuta, in particolar modo per le aziende di minori dimensioni. A fine 2015 le obbligazioni rappresentano il 4,1% delle passività finanziarie (e circa l’1% del totale delle passività), mostrando una crescita marginale rispetto al 3% registrato nel 2006. CRIF anticipa che il tasso di penetrazione delle obbligazioni per le PMI italiane aumenti nel 2016, raggiungendo il 5% del totale dei debiti finanziari.

La percentuale delle obbligazioni sui debiti finanziari per le PMI analizzate (4,1%) risulta circa 1/3 rispetto alla media delle aziende italiane non finanziarie (13%), a loro volta molto al di sotto dei livelli rilevati in UK (26%) e USA (41%). Nonostante gli sforzi della politica di favorire, anche da un punto di vista fiscale, l’accesso al mercato dei capitali di debito per le PMI, le strutture finanziarie di queste ultime restano fortemente sbilanciate verso il canale bancario.

A partire dall’introduzione di un mercato domestico dedicato alle emissioni obbligazionarie delle PMI italiane, le società incluse nel campione di CRIF che avevano un obbligazione in essere a fine 2015 (e in almeno uno dei tre precedente esercizi) hanno registrato tra il 2012 e il 2015 una crescita media annua del fatturato (CAGR) pari all’1,6%, più del doppio rispetto allo 0,7% mediamente fatto segnare dalle altre aziende incluse nel campione e ben al di sopra dell’andamento del PIL italiano nel medesimo periodo (+0,3%), a conferma dell’importante contributo alla crescita derivante da un’adeguata diversificazione delle fonti di finanziamento.

A giudizio di CRIF la presenza di una componente di debito stabile e di lungo termine, quali le obbligazioni, supporta infatti la capacità di implementare nuovi investimenti e rafforza le prospettive di crescita e il posizionamento competitivo delle PMI italiane nel medio termine.




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