SOS Risparmio italiano: istituti di credito in crisi, risparmiatori con il fiato sospeso

Innegabile è quello che sta accadendo ai risparmiatori e correntisti d’Italia in questi ultimi anni: dopo la vicenda di Banca Etruria, Carife, Carichieti, BancaMarche nell’anno 2015, ora sotto l’occhio del ciclone spunta la vicenda Monte Dei Paschi di Siena che, in seguito alla crisi dell’istituto senese, è dovuto intervenire lo Stato stanziando un fondo da 20 miliardi con il decreto Salvarisparmio. I correntisti non possono proprio più stare tranquilli dei loro risparmi; infatti, chi ha il proprio conto corrente nell’istituto di credito attivo dal 1472, è preoccupato e teme di perdere parte dei propri risparmi, ed è proprio questo che rischiano i correntisti di qualsiasi banca a rischio default. Lo scandalo dei derivati ha minato profondamente la stabilità finanziaria di Mps, il terzo gruppo bancario italiano per numero di filiali. Con due operazioni una con Deutsche Bank e l’altra con la giapponese Nomura, Mps ha usato i derivati per spostare negli anni i buchi di bilancio che altrimenti sarebbero emersi già nel 2009. Nessuno sapeva dei derivati e quindi del rischio che stava correndo la banca: né la Consob né Bankitalia si erano accorte di nulla. Per coprire il buco di bilancio, Mps emetterà bond al tasso del 9% che lo Stato riacquisterà, a cui l’istituto di credito dovrà pagare gli interessi e restituire il capitale. Se la banca non fosse in grado di restituire il capitale e gli interessi, queste obbligazioni si trasformerebbero in azioni e lo Stato diventerebbe il principale shareholder della banca. Anche se il rischio default è davvero basso, bisogna dire che, nel caso dovesse verificarsi, i correntisti sarebbe tutelati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fidt) per un totale massimo di 100.000 euro. Dunque per i correntisti con un conto corrente con dotazione inferiore ai 100.000 euro, non ci sono problemi, il fondo tutela. Invece, per i correntisti con una somma superiore ai 100.000 euro è meglio spalmare la cifra, aprendo altri conti correnti con altri istituti di credito.

Non solo la vicenda di Mps è l’unica a tenere con il fiato sospeso i correntisti anche, due istituti bancari con sede in Veneto, hanno dato il via alla fusione che si dovrebbe perfezionare entro il 2017. Si tratta del caso di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, le quali hanno stabilito una quota di indennizzo per restituire il valore delle azioni vendute negli ultimi 10 anni. Entrambe le banche venete hanno previsto un’offerta di transazione agli azionisti che hanno investito nei rispettivi istituti negli ultimi 10 anni con un indennizzo forfettario al 15% a fronte della rinuncia ad azioni legali. I soci di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza non hanno molte alternative e solo tre mesi di tempo per decidere cosa fare. L’offerta messa sul piatto dalle due banche venete salvate in extremis dal Fondo Atlante non è molto vantaggiosa: prevede solo un rimborso del 15% del valore delle azioni per quegli investitori che le hanno comprate negli ultimi dieci anni. Il periodo di adesione all’offerta durerà fino alla fine di marzo 2017. Intanto, il Movimento 5 Stelle chiede un rimborso totale e sta ricorrendo alla Corte Europea “per tutelare i risparmiatori danneggiati dal dissesto di queste banche, ed evidenziare le omissioni dello Stato italiano in loro difesa”.

Spunta anche Poste Italiane nell’occhio del ciclone: sono crollati 4 fondi immobiliari venduti tra il 2002 ed il 2007, si tratta dei fondi Invest Real Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1 e Alpha, i quali furono piazzati a 500 euro l’una per una raccolta totale di 850 milioni di euro. Il fondo che preoccupa di più è Invest Real Security, il primo ad avere chiuso in rosso lo scorso dicembre 2016, dopo tre anni di proroga: infatti, alla chiusura, le quote di 2.500 euro si sono definitivamente annichilite; la Investire Sgr ha tranquillizzato i risparmiatori che distribuirà 390 euro e qualche altra tranche, forse, arriverà alle tasche degli investitori a seguito della liquidazione del fondo. In pratica, i risparmiatori hanno perso una percentuale stimabile nell’80% circa di quanto investito in fase iniziale. Dinanzi a queste vicende amare i correntisti sono intimoriti ed anche arrabbiati dato che i risparmi di una vita non si possono “volatilizzare” per colpa dell’ingordigia del sistema bancario.


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