Entro l’estate i decreti attuativi, continua ad assicurare il ministro Delrio. Ma la tensione sul nuovo codice degli appalti in Italia è sempre più alta, in particolare sui temi dei nuovi poteri per l’Anac e del massimo ribasso.
Casi spinosi, critiche, rallentamenti: insomma, nonostante le premesse e le buone intenzioni, raccontate con puntualità e precisione dal portale di informazione Appaltitalia in questi mesi, il percorso del nuovo codice degli appalti continua a essere “ad ostacoli”, senza forse quella spinta distintiva e innovativa che sembrare dovesse avere agli inizi. Non è allora un semplice caso che, a qualche mese di distanza dall’entrata in vigore ufficiale, manchino ancora i decreti attuativi promessi, anche se il ministro Delrio assicura arriveranno a breve.
Arrivano i decreti. Entro la fine dell’estate, è stata di preciso la frase che il titolare del Dicastero delle Infrastrutture ha pronunciato nel corso di un question time al Senato sull’attuazione del nuovo codice degli appalti, durante il quale Graziano Delrio ha inoltre ricordato come comunque siano state già pubblicate sette linee guida dell’Anac, pronte per la consultazione sul portale web dell’Agenzia, e che tre sono in corso di pubblicazione. Ma, soprattutto, l’esponente del governo ha voluto rassicurare sul rispetto dei novanta giorni per i decreti attuativi, confermando appunto che entro la fine dell’estate saranno emanati tutti i provvedimenti, sottolineando come “il corpus di recepimento e di attuazione più importante è in fase di avanzata predisposizione”. La “lentezza” con la quale si sta lavorando ai decreti attuativi è dovuta all’estrema cura che si sta mettendo in campo, e in particolare a “uno sforzo di semplificazione mai visto fino ad ora e scelto coscientemente”, che porterà ad atti attuativi di soft law che serviranno a semplificare e rendere più trasparente il sistema.
Nessun rischio di vuoto. Il question time è stata anche l’occasione per discutere di alcune criticità emerse in questo periodo sul nuovo codice, a cominciare dal rischio di “vuoto normativo” causato dal decadimento delle norme precedenti; anche su questo fronte, però, il ministro ha usato parole nette, spiegando che in realtà “non ci sono vuoti”, perché alla fine di ogni articolo del nuovo codice che “necessiti di un provvedimento attuativo” c’è scritto un esplicito rimando “al fatto che, fino a quando non ci sarà il decreto, rimarranno in vigore le norme”, proprio per evitare buchi normativi.
I poteri dell’Anac. Negli ultimi tempi, poi, i tecnici avevano accusato dei “mal di pancia” per l’appesantimento degli iter per i nuovi poteri dati all’Autorità Nazionale Anticorruzione, che dovevano rappresentare la nuova arma contro il dilagare della corruzione. Ma Delrio risponde a tono alle polemiche, ricordando da un lato gli sforzi già compiuti e, dall’altro, lo stato precedente del settore degli appalti e dei lavori pubblici in Italia, contraddistinto da “corruzione, aumento di costi e tempi in corso d’opera, programmazione faraonica della legge obiettivo (che non ha prodotto alcuna accelerazione nelle grandi opere)”. Con il nuovo Codice, invece, si darà “centralità al progetto, alla legalità, alla qualificazione delle stazioni appaltanti e delle imprese; mettendo in gara solo il progetto esecutivo e valutando le offerte non al massimo ribasso. Che queste complesse novità avrebbero creato qualche problema è evidente. Certo, dovremo aiutare le amministrazioni ad applicare il nuovo Codice”, ha detto il ministro.
Il nodo del massimo ribasso. E proprio il criterio di aggiudicazione al massimo ribasso ha causato (ulteriori) tensioni, perché è stato reinserito nei bandi inferiori al milione di euro, contrariamente a quanto inizialmente annunciato. Secondo il ministro Delrio, però, non c’è alcun problema, perché il codice lascia facoltà (e non dunque obbligo) alle stazioni appaltanti sotto la soglia del milione, indicando comunque che la procedura negoziata più corretta è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Inoltre, Delrio ha anche aggiunto che l’obiettivo è “di convincere progressivamente tutte le amministrazioni, attraverso un lavoro amministrativo, che è possibile aggiudicare la gran parte dei bandi di gara con l’offerta economicamente più vantaggiosa”.